Elena Mukhina, la campionessa spinta nel baratro

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Leggendo i nomi in gara ai mondiali di ginnastica artistica del 1978 si capisce subito il livello qualitativo di quella rassegna. Basta citare Nadia Comaneci, Nelli Kim, giusto per fare due nomi. Ma la regina assoluta del 1978 fu Elena Mukhina, in grado di vincere 3 ori (individuale, a squadre e corpo libero) e due argenti (parallele asimmetriche e trave).

Fu alle parallele però che stupì il mondo. Il Korbut flip, inventato qualche anno prima, appariva un movimento spettacolare mai concepito nella ginnastica. Mukhina lo rese addirittura folle, aggiungendo al salto all’indietro anche un avvitamento.


Nel 1980 gli allenatori le imposero di preparare l’esercizio a corpo libero inserendo il salto Thomas (un salto e mezzo indietro con un avvitamento e mezzo, arrivo in capovolta sul collo). Elena però non era in condizione, a causa di un infortunio alla caviglia che aveva subito poco prima, e, mentre provava il suo esercizio a Minsk, in una sessione di allenamento, nel darsi la spinta non trovò la giusta forza, cadde pesantemente sul collo, e non si rialzò più. Danni irreparabili alla colonna vertebrale.


Il resto della sua vita fu un giallo. L’URSS cercò di coprire l’accaduto e per quasi 2 anni ci riuscì, finché Juan Antonio Samaranch, Presidente del Comitato Olimpico Internazionale dal 1980 al 2001, volle consegnargli di persona una medaglia al valore. Scoprì in che condizioni si ritrovava a causa dell’insistenza di un gruppo di allenatori che pensavano più alla loro gloria che all’incolumità fisica di una ragazza di 20 anni.

Le conseguenze dell’incidente la porteranno lentamente alla morte, sopraggiunta nel 2006.

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