Dan Jansen, quell’oro olimpico per Jane

Dan Jansen
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Dan Jansen, veloce come il vento, faccia da playboy e occhi di ghiaccio, come la superficie su cui scivolavano rapide le sue lame, è l’eroe del pattinaggio americano degli anni ’80 e ’90. Otto i record mondiali che ha annientato in diverse occasioni. La sua carriera, però, ad un certo punto si è ritrovata ad un bivio. Le possibilità erano: mollare sopraffatto dal dolore o combattere per mantenere la promessa fatta alla persona a lui più cara?
Dan si avvicina al pattinaggio grazie alla passione di sua sorella maggiore Jane, con cui comincia ad allenarsi da ragazzino. A 16 anni è già un prodigio e a 18 si presenta alle Olipimpiadi di Sarajevo.

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Dan Jansen

La sua edizione dei Giochi, però, quella di cui è il super favorito, è Calgary 1988. La mattina della gara, però, Dan riceve la telefonata a cui mai avrebbe voluto rispondere. Sua madre gli comunica che Jane stava male. La leucemia che l’aveva costretta a letto nell’ultimo periodo si era aggravata. Dan, che in quel momento avrebbe preferito stare al fianco della sorella piuttosto che al villaggio olimpico, se la fa passare per parlare con lei. Jane non riesce a rispondere, è troppo debole. Dan le fa una promessa: “vincerò la medaglia d’oro per te”. 

Poco prima della gara, però qualcuno lo informa che nel frattempo la ragazza era morta. La tristezza lo assale, la tensione tradisce il suo equilibrio. E alla prima curva della gara dei 500 metri Dan cade. Addio medaglia. Ma soprattutto, ciò che lo ferisce di più, Dan non riusce a mantenere la promessa fatta a Jane in punto di morte. L’occasione ricapita dopo 4 giorni, nella gara dei 1000 metri, ma all’ultimo giro, ancora una volta, le gambe non reggono. Dan fallisce nuovamente. Anche nel 1992 ad Albertville, a cui si presenta, come al solito, da favorito della vigilia, Jansen perde l’appuntamento con il podio, questa volta per un soffio nei 500m (finisce 4°). Nei 1000m arriva addirittura 26°. Sembra una frustrante maledizione.

Nel 1994 Dan, a 29 anni, ha l’ultima chance della carriera per vincere una medaglia olimpica. A Lillehammer, nella gara dei 500 metri in finale conclude ottavo. Stanco e deluso, non avrebbe voluto gareggiare nei 1000. Il suo allenatore però lo sprona. In fondo aveva ancora un conto in sospeso con sua sorella, le doveva qualcosa. Infila i pattini e scende in pista, accoppiato al giapponese Inoue. Dopo 800 metri è in ritardo, ma poi tira fuori la lingua e accelera: record del mondo. Ma soprattutto oro.

Missione compiuta, anche se in ritardo di 6 anni. Superato il traguardo alza gli occhi al cielo e poi va a festeggiare con la moglie e ad abbracciare la sua piccola figlia, di nome Jane, ovviamente.

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