Può un pugno solo stravolgere completamente uno sport, portare a riconsiderare il modo in cui era stato concepito e all’introduzione di radicali modifiche nel regolamento? Nel caso di Ray Mancini, e del pugno che uccise Duk Koo Kim, la risposta è si!
“Vorrei non averlo dato. Non me ne vergogno, ma nemmeno mi perdono. Da quel momento la mia vita è stata un ergastolo. Avevo 21 anni, e un grande futuro. Ray Sugar Leonard si era appena ritirato, io ero il suo erede. L’all american boy che tutti volevano essere. Ero popolare, venivano in 55 mila a vedermi. Ho disputato 34 incontri, 29 vinti, 5 persi, non ero tipo da pareggio. Ero l’eroe della gente, quel good son che tante famiglie sognavano. In più avevo subito una tragedia personale: a mio fratello maggiore, per sbaglio, la sua fidanzata aveva sparato in testa. Io avevo scelto di fare il pugile perché mio padre Lenny, originario di Bagheria, Sicilia, nel ’44 aveva dovuto lasciare il ring: una granata tedesca in guerra l’aveva ferito in maniera grave. Rientrò, ma non era più quello di prima e a 28 anni si ritirò” (R. Mancini in un’intervista a Repubblica – 02 novembre 2015).
Ray “Boom boom” Mancini è l’uomo che, nel 1982, ha messo KO tutta la boxe con un solo pugno: diretto alla testa del coreano Duk Koo Kim alla quattordicesima ripresa. Agli occhi dell’opinione pubblica Ray era un killer, e la boxe il suo mandante. Kim dopo il match fu portato in sala operatoria, mentre Mancini andò ad assistere al concerto di Frank Sinatra. Kim. Morì dopo 4 giorni di coma, giusto il tempo di aspettare la madre che arrivasse negli Stati Uniti dalla Corea per staccare la spina. Poco dopo si suicidarono la stessa madre di Kim e l’arbitro del match fatale. Un pugno, tre cadaveri. Era troppo per il mondo. Anche la Chiesa scese in campo per protestare. “Un ragazzo non può perdere la vita così”.
Da quel triste giorno il pugilato non fu più lo stesso: 12 riprese al posto di 15, ring con più corde, più tutela sanitaria, Tac obbligatoria. E così l’uomo che stese la boxe, in qualche modo, la salvò anche.