L’energia e la saggezza di Manuel Bortuzzo: “tornerò a camminare”

Manuel Bortuzzo
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Voglio stare per un’ora davanti al sole, sono sette giorni che non lo vedo. Questa sarà la prima cosa che farò“. Parole piene di positività, già proiettate al futuro, dette da Manuel Bortuzzo, il nuotatore di 19 anni colpito da un colpo di pistola mentre era con gli amici nei pressi di un pub di Roma e ora, secondo i medici, costretto a vivere il resto dei suoi giorni su una sedia a rotelle.

Manuel è ricoverato all’ospedale San Camillo, dove è andata a trovarlo Federica Angeli, giornalista che da anni si occupa della criminalità organizzata di Ostia, che ha raccontato l’incontro su Repubblica. “Tornerò a camminare – dice con forza Manuel – ne sono sicuro, una volta fuori da qui recupero le forze e fanculo a questa brutta storia“.

La giovane promessa del nuovo azzurro parla di quella tremenda serata. “Eravamo stati a un compleanno e, insieme a Martina (la fidanzata, ndr) – racconta – ci siamo fermati in piazza Eschilo, non lontano dalla casa dove avevamo festeggiato questa nostra amica. Volevamo andare al pub, all’Irish, ma abbiamo visto che era pieno di auto della polizia, quindi abbiamo deciso di comprare le sigarette al tabaccaio sull’altro lato della strada. Eravamo a poca distanza da un distributore automatico quando uno scooter nero ci si è avvicinato a tanto così. Erano tutti e due senza casco ed erano messi schiena contro schiena. Nel senso che uno guidava, l’altro invece era girato al contrario, con la schiena poggiata a quella del complice, e aveva in mano una pistola. La puntava contro di noi. Hanno urlato qualcosa, istintivamente mi sono girato e a quel punto ho sentito gli spari. Mentre teneva la pistola puntata contro di me mi ha gridato: “Figlio di puttana, questa piazza adesso è nostra”. Sono caduto a terra ma non sono svenuto subito. Dicevo a Martina: “Cazzo mi hanno sparato, ma che succede? Chiama qualcuno”. Ricordo che ho sentito lo scooter che si allontanava e i poliziotti sopra di me che mi dicevano di resistere, che era tutto ok e che i soccorsi stavano arrivando. Quei due che mi hanno sparato non li avevo mai visti prima nella mia vita, ma i loro volti li ho stampati davanti agli occhi, tanto che quando mi hanno fatto vedere la loro foto non ho avuto dubbi: sono proprio i due che hanno arrestato”.

Paura? “Ne ho avuta i primi giorni, non tanto per me che ero ricoverato ma per Martina che era fuori e che vive in quel quartiere. Ora che li hanno arrestati sono più tranquillo”

Rabbia nei confronti degli attentatori? “No, non ne provo, non la meritano. Sono già sfigati di loro a vivere in un ambiente del genere. Mi dispiace per i loro figli, ho letto che ne hanno. Mi domando cosa persone del genere abbiano da insegnare a dei bambini”

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