Il 9 maggio del 1939 l’Italia annunciò la vittoria della guerra d’Abissinia. Un conflitto durato sette mesi portò alla sottomissione del popolo etiope alla corona di Vittorio Emanuele III, il quale divenne Imperatore d’Etiopia. Le ambizioni imperiali dell’Italia e di Mussolini furono stroncate dalla seconda guerra mondiale con le truppe inglesi che nel 1941 sconfissero gli italiani e reinsediarono a capo del Paese africano Haile Salassie.
La vera e propria rivincita dell’Etiopia nei confronti dell’Italia, però, arriverà un ventennio dopo, per mano non di un generale o di un esercito, ma di un atleta eccezionale.
Abebe Bikila, guardia del corpo personale dell’imperatore Haile Selassie, partecipa ai Giochi della XVII Olimpiade a Roma nel 1960. Bikila sorprende tutti presentandosi al via senza scarpe. Stupisce ancora di più quando fa il vuoto dietro di sé andando a vincere la medaglia d’oro con un tempo di 2h15’16″2. Il “maratoneta scalzo”, come viene ribattezzato, è il primo atleta africano di sempre a vincere una medaglia d’oro olimpica. Bikila diventa il simbolo della liberazione dell’Africa dal colonialismo europeo e viene tutt’oggi considerato eroe nazionale.
Quattro anni più tardi si ripete a Tokyo, battendo il record mondiale che egli stesso aveva fatto registrare a Roma con 2h12’11″2.
A testimonianza dell’importanza delle sue imprese sulla sua lapide nel cimitero di Addis Abeba, dove è sepolto, le incisioni sono in tre lingue, amarico, italiano e giapponese. A lui è stato dedicato lo stadio nazionale costruito ad Addis Abeba. La città di Roma, invece, il 10 settembre del 2010, gli ha dedicato una targa in memoria del cinquantenario della vittoria, lungo il percorso olimpico di fronte all’ingresso del Palatino