Fausto Coppi, il campionissimo che ha cambiato per sempre il ciclismo

Fausto Coppi - il campionissimo
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Il 15 settembre del 1919, Angiolina Boveri da alla luce il bambino che poco più di una ventina di anni dopo avrebbe cambiato per sempre il ciclismo. A Castellania nasce Fausto Coppi.

Le solite, sempre pertinenti, parole di Gianni Brera descrivono in modo perfetto “il Campionissimo“. “La struttura morfologica di Coppi, se permettete, sembra un invenzione della natura per completare il modestissimo estro meccanico della bicicletta”.

Mai nessuno dominava la strada come Coppi, al punto che pure i suoi colleghi, apprezzati campioni, magari con una bacheca più ricca della sua, hanno riconosciuto la grandezza di uomo leggendario, che sembrava uscito dalla letteratura. “Le mie vittorie sono cronaca, le vittorie di Coppi sono diventate romanzi” diceva Eddy Merckx.

La sua rivalità con Ginettaccio Bartali è stata la più bella di sempre nel ciclismo, forse dello sport. Una rivalità fatta di pedali, politica e amicizia.
“Tornerò con un Leone. Voglio impagliarlo e regalarlo a Bartali” disse Fausto scherzosamente, con alcuni amici prima di partire per l’Africa Equatoriale Francese, dove avrebbe affrontato una corsa ed una battuta di caccia grossa. Da quel viaggio non tornerà mai più lo stesso.

Sfiancato e ucciso da una male sottovalutato dai suoi medici. Raphaël Géminiani, colto anche lui dalla malaria ma prontamente curato a Parigi se la cava (per così dire) con 8 giorni di coma. Fausto non ce la fa e a 40 anni il ciclismo deve dire addio al suo profeta.

Proprio di Ginettaccio è uno dei ricordi più belli dell’amico rivale: “A Fausto debbo una parte della mia popolarità. Io e te ci si voleva bene. Gli altri ci hanno imposto per anni la parte del cane e del gatto. Te ne sei andato nella tua ultima fuga. Ora capisco quanto ti volevo bene. Ti sei portato via una parte di me: venti anni di battaglie e quanto altro. Mi sento più vecchio. Pace a te, Fausto: che nessuno ha mai chiamato vecchio“.

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